martedì 27 luglio 2010

Conosci i tuoi polli? - III PARTE

...SEGUE
LE GALLINE OVAIOLE
Le compagne ovaiole dei poveri broiler nuotano in acque altrettanto putride. In natura le galline camminano per lunghe distanze e passano gran parte del loro tempo alla ricerca di cibo, vivono in piccoli gruppi con un'organizzazione sociale complessa basata su una chiara gerarchia, cercano luoghi appartati dove creare i nidi per deporre e covare le uova e usano gli alberi per appollaiarsi al riparo dalle minacce dei predatori durante la notte. Le galline hanno un forte bisogno di distendere le ali, hanno una buona cura delle loro penne e fanno regolari bagni di terra. Nelle sterili gabbie di batteria in cui sono destinate a vivere, nessuno di questi comportamenti è possibile.
Ogni anno sul territorio dell'Unione Europea vengono allevate oltre 400 milioni di galline ovaiole, delle quali il 68% è confinato a vivere nelle gabbie di batteria degli allevamenti intensivi. All'età di 120 giorni le galline vengono introdotte negli allevamenti costituiti da capannoni capaci di contenere migliaia di animali. Il numero di capi dipende dalla grandezza dello stabilimento: per una capannone medio di 110x15 m si possono raggiungere 70,000 esemplari[1].
La vita di ogni gallina trascorre su una superficie di 550 cm^2 (che troppo spesso viene ridotta a 450 cm^2), poco meno di un foglio A4, nella quale è impossibile per l'animale compiere ogni genere di movimento, anche il più basilare come aprire le ali, camminare o semplicemente girarsi nella gabbia senza difficoltà. Sono obbligate ad una sola posizione: in fila lungo la mangiatoia. Le gabbie possono ospitare tre - quattro esemplari e sono accatastate in pile da tre - cinque file (in America si va da tre a nove, in Giappone si arriva fino a 18 file in altezza[2]) all'interno di grandissimi capannoni privi di finestre, nei quali è necessaria la ventilazione forzata, dato l'altissimo livello di ammoniaca prodotto dalle deiezioni degli animali.





Il pavimento in rete metallica della gabbia, necessario per far scivolare via feci e urina, provoca gravi lesioni e deformazioni ai piedi e alle unghie degli animali. In natura le unghie delle galline si consumano durante la ricerca di cibo, nelle gabbie di batteria ciò non avviene e le unghie crescono a dismisura fino a ritorcersi e spezzarsi con gravi conseguenze sanitarie. Piedi e zampe danneggiate riducono la possibilità delle galline di muoversi e talvolta di svolgere esigenze fondamentali quali la ricerca del cibo e dell'acqua. Il pavimento di rete metallica, inclinato per permettere alle uova di rotolare verso la parte anteriore della gabbia, rende più difficile per gli animali lo stare dritti in maniera comoda.

Zampe deformi ricurve attorno alla rete

http://www.goveg.com/photos_chickens.asp

Il continuo agitarsi e sbattere dell'animale contro le pareti della gabbia è causa di abrasioni, ferite e perdita del piumaggio nelle ali e in vaste zone del corpo. L'immobilità forzata provoca atrofia dei muscoli delle ali e degli arti inferiori. A causa dell'elevata produttività, le galline accuseranno una continua perdita di calcio - necessario per formare il guscio delle uova - fino a sviluppare gravi forme di osteoporosi: molte galline finiscono così per rimanere paralizzate, fino a morire di fame e di sete senza che nessuno intervenga.

Infezioni dovute alla presenza di ammoniaca e gas tossici provenienti dalle deiezioni


Anche le galline ovaiole vivono sotto costante illuminazione artificiale, 20 ore al giorno. In questo modo i produttori di uova riprogrammano l'orologio biologico delle galline per costringerle a deporre più uova, più in fretta e soprattuto contemporaneamente con le loro vicine. Una gallina che vive in natura d'inverno fa pochissime uova semplicemente perché la giornata è corta e manca luce, fondamentale per stimolare una maggiore produzione ormonale e quindi l'ovulazione. Negli allevamenti intensivi è estate tutto l'anno. L'illuminazione artificiale ininterrotta stimola continuamente l'apparato endocrino, con conseguente aumento dell'ovodeposizione.
Le uova vengono immediatamente sottratte alla gallina che così perde completamente l'istinto della cova e, sempre più confusa, continua a produrne altre ininterrottamente, quasi 300 l'anno, due o tre volte in più di quante ne avrebbe prodotte in natura. L'illuminazione continua causerà anche a loro tutti i disturbi precedentemente descritti. Non ci sarà salvezza, né sollievo.
Le galline ovaiole vengono macellate dopo il primo anno di produzione (circa a 70 settimane) perché nel secondo non produrrebbero altrettante uova: l'industria ha stabilito che è più economico macellarle e ricominciare tutto daccapo piuttosto che tenere e nutrire galline sane, più longeve e che depongano meno uova. Tuttavia viene spesso indotta la "muta forzata" per prolungare la produttività delle ovaiole. In natura la muta avviene una volta all'anno allo scopo di rinnovare il piumaggio, ricostituire l'apparato riproduttivo e rinforzare lo scheletro. Negli allevamenti, quando l'ovodeposizione diminuisce si spengono le luci, buio totale. Le galline vengono alimentate con una dieta povera di proteine, quasi da fame, in modo da indurle ad una muta anzitempo. Dopo un paio di settimane (che possono diventare un mese o due a seconda della tecnica utilizzata), quando hanno perso tutte le piume, l'attività delle povere ovaiole riprende a pieno ritmo per altre 24 - 28 settimane[3]. Poi la pace. Verranno vendute come carne di seconda scelta perché troppo magre e sciupate.

Muta forzata per incrementare la produzione di uova

http://www.goveg.com/photos_chickens.asp

Oltre alle crudeltà mentali inflitte a questi poveri animali, l'ambiente in cui vivono comporta anche gravi problemi di benessere fisico. L’affollamento, lo stress e le condizioni innaturali di vita mettono a dura prova l’organismo degli animali. La  loro capacità di resistenza agli agenti patogeni viene fortemente indebolita. Il controllo e la cura di ogni singolo volatile è impossibile. Gli allevatori non riescono ad individuare l'animale malato tra le migliaia di animali "sani" per cui la profilassi viene eseguita su tutti indistintamente. La guerra alle infezioni batteriologiche andrà avanti dal primo all’ultimo giorno di vita con gli antibiotici immessi nei mangimi. Per contrastare i virus questi animali vengono imbottiti di vaccini che soffocano la manifestazione esterna del virus, consentendo così che animali solo apparentemente sani siano regolarmente commercializzati, con il rischio che il virus si trasferisca dall’animale all’uomo. Ai pulcini destinati alla produzione di uova verranno iniettati i primi tre vaccini entro le prime due ore di vita. Prima di deporre il primo uovo all'età di 120 giorni, la gallina avrà ricevuto più o meno 20 vaccinazioni[4].
Per i broiler gli antibiotici vengono utilizzati anche per spingere la crescita: la somministrazione di alcune molecole determina l'assorbimento di acqua all'interno delle carni con conseguente aumento del peso, a discapito della salute degli animali (e della nostra)[5]. Per nutrirsi e gonfiarsi hanno a disposizione esclusivamente mangimi industriali, addizionati con prodotti chimici per aumentarne l’appetibilità. Il mais e la soia, che sono i componenti principali (fino al 60-70 per cento), spesso sono in grandissima parte di importazione e di produzione transgenica, perché costano meno. Le normative permettono che i mangimi per pollame possano contenere farine di carne e pesce, olio esausto e grassi di origine animale. Anche le proteine animali derivate dagli scarti della macellazione dei polli uccisi in precedenza (interiora, teste, zampe…) rientrano nella composizione del mangime, inducendo di fatto gli animali al cannibalismo. L'olio esausto di motore, entro i limiti consentiti dalle legge, può essere utilizzato per sfamare i polli[6]. Per ottenere uova dai tuorli gialli brillanti, gli allevatori somministrano alle ovaiole mangimi simili a quelli dei broiler ma arricchiti con dei coloranti[7].
L'autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato i risultati di un'indagine effettuata in 561 macelli dell'Unione Europea oltre che in Norvegia e in Svizzera[8]. Tutti gli stati membri che hanno partecipato all'indagine hanno riferito la presenza di Campylobacter nei campioni di polli raccolti. Anche Salmonella è stata rinvenuta ma con minor frequenza. Campylobacter, Salmonella typhimurium e parathyphimurium, Escherichia coli sono i principali agenti patogeni, derivanti principalmente dal consumo di prodotti animali, che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici e che rappresentano di conseguenza un pericolo per la nostra salute.
In questi allevamenti la morte di un volatile è un evento frequente, ma il valore economico di un singolo uccello è così basso che anche la morte di numerosi di essi non giustifica le spese necessarie per migliorare la vita degli animali. Quotidianamente gli allevatori devono raccogliere e buttare gli animali morti o in fin di vita. I broiler che non crescono indicato nel manuale di istruzione e le galline poco produttive, vengono raccolti e soffocati in sacchi di plastica o gettati direttamente nei bidoni della spazzatura.
Questo è il modo in cui vive il pollo che mangiate. La fantomatica (naturalissima) catena alimentare tanto decantata come spiegazione (o giustificazione) del perché l'uomo mangia carne è questa: animali creati in laboratorio che non riescono a camminare, a riprodursi (ovviamente la riproduzione avviene per inseminazione artificiale), che costringiamo a vivere in condizioni innaturali, insopportabili, in spazi strettissimi; nessuno gode dell'aria aperta o del calore del sole; nessuno è in grado di esprimere i comportamenti della specie come nidificare, stare appollaiato, esplorare l'ambiente, formare relazioni sociali stabili; le malattie imperversano, la sofferenza è la regola.

La storia purtroppo non finisce qui: dopo lo svezzamento e la vita resta da descrivere solo la morte (lavorazione e macellazione) ma questo sarà oggetto del mio prossimo post. Chi pensa, come ingenuamente avevo fatto io, che la morte rappresenti un sollievo per queste povere bestie, obbligate ad una vita dolorosa e infame, scoprirà che si sbaglia.

Allego dei video e vi invito davvero a guardare. Tutto quello che è stato scritto fin qui rappresenta il funzionamento base di un qualsiasi allevamento intensivo di galline ovaiole; purtroppo in questi posti infernali accade dell'altro. La violenza quotidiana inflitta dai lavoratori su questi animali è pietrificante; guardate per capire a cosa mi riferisco.

http://laverabestia.org/play.php?vid=184
http://laverabestia.org/play.php?vid=922

La tortura non abbasserà i costi delle uova prodotte, non le renderà più buone, più grandi, più proteiche, più povere di colesterolo. Non esiste una giustificazione per tutto ciò, non si può difendere il sistema, non si può pensare di essere UMANI se si partecipa (direttamente o indirittamente) a questo orrore.


Da "se niente importa - Jonathan Safran Foer" a proposito delle gabbie di batteria:
"Entra mentalmente in un ascensore affollato, un ascensore così affollato che non riesci a girarti senza sbattere (esasperandolo) contro il tuo vicino. Un ascensore così affollato che spesso rimani sollevato a mezz'aria. Il che è una specie di benedizione, perché il pavimento inclinato è fatto di fil di ferro che ti sega i piedi.
Dopo un po' quelli che stanno nell'ascensore perderanno la capacità di lavorare negli interessi del gruppo. Alcuni diventeranno violenti, altri impazziranno. Qualcuno, privato di cibo e speranza, si volgerà al cannibalismo. Non c'è tregua, non c'è sollievo. Non arriverà nessun addetto a riparare l'ascensore. Le porte si apriranno una sola volta, al termine della tua vita, per portarti nell'unico posto peggiore
".

Riflettete.

CONTINUA...

[1] http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/allevamento_avicolo/intro.pdf
[2] http://search.japantimes.co.jp/cgi-bin/fl20060820rp.html
[3] http://www2.vet.unibo.it/staff/luca.sardi/aviconiglicoltura/6%20-%20Produzione%20delle%20uova%20da%20consumo.pdf
[4] http://www.oltrelaspecie.org/viaggioallevamenti.htm
[5] http://www.lav.it/uploads/13/3820_4898_BROCHURE_POLLI.pdf
[6] http://www.medicinenon.it/modules.php?name=News&file=print&sid=34
[7] http://www.newsfood.com/q/c8a72e38/tuorlo-ben-rosso-merito-del-colorante/
[8] http://www.efsa.europa.eu/it/scdocs/doc/1503.pdf

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